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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

679328
Praga, Emilio 32 occorrenze
  • 1881
  • F. CASANOVA. LIBRAIO - EDITORE
  • prosa letteraria
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MEMORIE DEL PRESBITERIO SCENE DI PROVINCIA

Fra parecchie centinaia di versi che, in mancanza di meriti più assoluti, ebbero incontestabilmente quello di sciogliere per bene lo scilinguagnolo

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Una delle più care soddisfazioni che si possano provare viaggiando, è quella del ritrovarsi, dopo un buon sonno, in un paese dove si è giunti di

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porta si aperse. Cesare entrando in Roma colle spoglie delle Gallie, non aveva certo l'aspetto più altiero e più trionfante di quello di Baccio, quando

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venerando patriota morire in una delle terribili fortezze dell'Austria ed egli stesso aveva dovuto al nome di quella vittima illustre di poter sfuggire

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Molti anni, ciò che vuol dire molte sciagure, sono passati dal giorno in cui bussai a quella porta. Compivo i venti, avevo la valigia del pittore

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Tuttociò che aveva visto e inteso in quei due giorni mi sconvolgeva la testa: sentivo un vivo desiderio di raccoglimento, di riflessione. Cosa

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come in una lanterna magica, a due, a tre, a quattro, isolati, tutti insieme. mischiandosi, urtandosi, fuggendosi, fondendosi, come un imbroglio

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, eruttavano il loro rantolo singhiozzoso; i passeri cominciavano a pispigliare; si udiva il risveglio della luce nel fruscio sommesso delle foglie. In

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volta da un sogno, ho parlato troppo forte, l'ho risvegliato. Baccio, che in meno d'un baleno era salito e ridisceso, mi appoggiò la bocca all'orecchio

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assorto in gravi riflessioni; non ardii frastornarlo. Ma dopo qualche tempo si volse e mi vide. Pareva calmo; con un cenno del capo m'invitò a venirgli

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lunghi di marmo bianco, levigatissimo. Un muricciuolo girava tutto all'intorno; in esso erano praticati de' sedili, e vi pioveva ombrie profonde una fila

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Pochi momenti dopo, la voce del sindaco e del farmacista risuonava dietro il muro del giardino parrocchiale, in cui dopo la messa, mi ero venuto a

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. È impossibile dimorare per poco in un villaggio senza dividerne tutte le minuscole curiosità. Il rappresentante della giustizia col suo cancelliere

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straordinaria solennità, come un cataclisma. Tutto il villaggio era preso dalla più viva ansietà. La mattina, in chiesa, era facile notare nell'uditorio una

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Mi decidevo a seguire la miserevole coppia, pronto a mettermi in mezzo se le percosse dell'aguzzino si fossero ripetute, quando un improvviso

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si componeva di due famiglie riunite in una sotto il governo di due fratelli, il padre e lo zio di Angelo. Quest'ultimo, uomo dato in corpo ed anima

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alle spalle, nell'acqua biancastra, e pareva assorto in qualche occupazione di grave momento, giacchè non si accorgeva o non curavasi del largo zampillo

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cambiavano i profili e i colori ad ogni batter di ciglio. Il presbiterio era immerso in una nebbia diafana, inargentata dalla luna. Cantavano le

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stesse cose, alle stesse ore. In quella dolce uniformità di abitudini nessun altro avvenimento che qualche nuovo piatto, qualche torta di pomi, qualche

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il povero papà era un uomo di buon umore: pigliava in santa pace le miserie che Dio gli mandava e portava la sua croce senza tirar mai un lamento

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Mansueta se li condusse via coll'esca di due mele cotte nella cinigia. Restammo soli, io, il vedovo e Baccio; soli e in un mestissimo silenzio non interrotto

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scheggioso e incassato in una gola stretta e boscosa, sbucai sopra un piccolo altipiano, quasi tondo, posto sul culmine di un poggetto, una specie di

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. Aveva fatto una splendida giornata, di quelle limpide che reca il vento dalla montagna. L'aria, fredduccia, ma in compenso tersa, trasparente, quasi

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volti, poichè il dottore soggiunse con maggior calore: - È strano; ma è così. Vorrei trasfondere in voi la metà della convinzione profonda che il racconto

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colonne dei suoi templi, e intrecciava danze festose innanzi all'ara del sacrificio. - Non ostante il biblico precetto del servite Domine in laetitia il

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curvò in aria di rassegnazione. Quella notte stentai a prender sonno: il racconto di Mansueta, quello dello speziale, le confidenze di don Luigi mi

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curato. In tal caso si trattava di qualche intingolo manipolato dalle sue mani e ch'egli assaggiava cogli occhi commossi, prima che colla bocca. - A lei

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Ed io? ... Io vorrei che la vostra curiosità, lettori, somigliasse, anche solo in diciottesimo, quella che mi faceva immobile sotto la cappa del

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età appariva in lui più che dalle rughe del viso, ch'era ancor fresco e rubizzo, da una cert'aria di stanchezza grave, direi quasi solenne, che

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di no, ma l'impresa mi sgomentava. Il meglio dell'opera stava nelle delicatezze di sentimento e di forma, in quel particolare profumo di poesia e di

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, a ricercarvi alcune rime, alcune strofe dimenticate, feccia umana del generoso liquore che un dì in me traboccava. Quando fui al guado dello Strona

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quella tensione di epidermide che appariva ancor più evidentemente nelle palpebre, ti sarebbero schizzati in faccia. I due così mi vennero incontro, la

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